Oggi parliamo di giochi e scelte di genere in ambito educativo, elementi centrali nella formazione dell’identità e nella crescita di bambini e bambine. 

Avete fatto caso che nei negozi di giocattoli c’è una netta distinzione tra il reparto “maschi” e il reparto “femmine”? Anche le stesse confezioni riportano foto o immagini di bambini quando si tratta di giochi di scienza, costruzioni o macchine, mentre rappresentano bambine su cucine, giochi di moda (gioielli, abbigliamento) o bambole.

Questa distinzione tra “giochi da maschi” e “giochi da femmine” si basa su stereotipi culturali falsati, che non riflettono la complessità delle identità moderne, dove maschile e femminile si fondono e si trasformano: proporre alle bambine solo ruoli casalinghi o destinare i giocattoli avventurosi esclusivamente ai maschi è un clamoroso “falso storico”.

Gli studi più recenti confermano che l’ambiente e le interazioni influenzano profondamente lo sviluppo cerebrale, che è altamente plastico soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza. Le neuroscienze ci dicono infatti che le competenze maggiormente adoperate sono quelle rinforzate anche a livello neuronale, mentre le connessioni neurologiche di ciò che non esercitiamo andranno a cadere.

Le aspettative e i pregiudizi degli adulti, poi, giocano un ruolo cruciale nel modellare il comportamento e la percezione di sé ne* bambin*. Fenomeni come le profezie autoavveranti, in cui le aspettative condizionano i risultati, mostrano che la fiducia o la sfiducia nei confronti delle capacità di un* bambin* possono plasmare il suo futuro. 

Per i maschi, la pressione sociale è spesso maggiore: devono aderire a un’idea di virilità che li limita emotivamente. Per le femmine, invece, il pregiudizio si manifesta maggiormente nelle competenze: sono considerate più adatte alle materie letterarie che a quelle scientifiche. Questo condizionamento, a lungo andare, influenza anche i risultati scolastici e le scelte professionali, come abbiamo visto nell’articolo della settimana scorsa.

Un altro tema importante riguarda l’educazione emotiva: mentre le ragazze vengono incoraggiate a sviluppare competenze emotive, i ragazzi spesso sono costretti a reprimere emozioni come la sensibilità e la fragilità, considerate non maschili. Questo blocco emotivo può portare a difficoltà relazionali e al rifiuto del “femminile”. La vera parità di genere passa attraverso la capacità di uomini e donne di esprimere liberamente le proprie emozioni e di essere sé stessi senza le gabbie imposte dagli stereotipi.

In conclusione, il compito delle persone adulte è quello di creare un ambiente che offra pari opportunità ai bambini e alle bambine, consentendo loro di esplorare i propri interessi e potenzialità, senza essere limitat* da preconcetti di genere. Un’educazione libera e inclusiva aiuta a formare persone più complete e capaci di affrontare la complessità della vita con maggiore sicurezza e consapevolezza.

A.G.

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