Ci sono domande che vale la pena farsi. Una di queste è: “Oggi abbiamo ancora bisogno di…” e se pensiamo di proseguire con “superare la prova costume?”, allora la risposta è NO.
E questo perché sinceramente ‘sta domanda non ce la siamo mai fatta per un vera questione di salute, ma per un mero problema estetico e culturale.
Mettersi in costume è un po’ come mettersi a nudo e questa cosa, che riguardi corpo o anima, è sempre difficile perché bisogna fare i conti con l’ansia e la paura di non essere all’altezza delle aspettative proprie e altrui.
Siamo state bombardate dalla perfezione dei corpi di modelle e attrici nelle riviste patinate e ci hanno fatto credere che, se non eravamo così belle, non avremmo mai potuto essere felici perché nessun uomo ci avrebbe scelte.
E ci abbiamo creduto. Per un po’, almeno. Poi qualcuna ha cominciato a chiedersi perché bisognasse sempre raggiungere traguardi voluti da altri. Perché dovevamo farci scegliere e non essere noi a scegliere. E soprattutto perché, anche se erano così belle, non tutte le attrici e le modelle sembravano felici. Ci stavano dunque mentendo?
E piano piano, perché i cambiamenti spesso spaventano, ecco sopraggiungere la Body Positivity: bisogna godersi il corpo che si ha e non rimproverarsi per i cambiamenti che avvengono naturalmente a causa dell’invecchiamento, della gravidanza o delle scelte di vita.
Oggi sappiamo che l’immagine corporea, cioè la percezione soggettiva del proprio corpo, influenza la salute mentale e il benessere di ciascun*: avere un’immagine corporea sana aiuta l’autostima, mentre un’immagine corporea negativa può portare a depressione e disturbi alimentari, perché si ha la convinzione che la bellezza, il successo e la stima siano determinati dalla magrezza.
Sfortunatamente ancora molti messaggi pubblicitari danno l’idea che le persone più magre e in forma siano più felici, più sane e più belle. Questa idealizzazione della magrezza può quindi contribuire a far sì che le persone si impegnino in azioni malsane, tra cui esercizio fisico eccessivo o diete assurde, con il pretesto di sentirsi “body positive”.
Ma anche la pubblicità sta cambiando. Certo vogliono comunque fare in modo che compriamo i loro prodotti, però ultimamente alcuni marchi ci stanno proponendo una varietà di corpi femminili più aderenti alla realtà: siamo tutte diverse con pregi e difetti e va bene tutto. Maschi sovrappeso, pelosi e pelati non sono ancora contemplati, però.
Le pubblicità, le passerelle, le riviste di moda e i concorsi di bellezza hanno cominciato a farci vedere corpi floridi e imperfetti: è un primo passo nella giusta direzione.
È un cammino lento che passa attraverso l’accettazione di sé. Lento ma possibile.
E comunque voglio mettermi il costume perché è estate e voglio andare a godermi il mare, non certo per mettermi in competizione con le altre donne per essere scelta da un uomo.
Chuchu