Dopo avervi raccontato la più che tormentata storia di Camille Claudel, proseguiamo con un personaggio altrettanto importante nella storia dell’arte, capace di ribaltare i ruoli come nessuna prima di lei e di muoversi in un mondo di uomini, dettando le proprie regole.

 

Marie-Clémentine Valadon nasce nel 1865 a Bessines-sur-Gartempe, ma in giovane età si trasferisce a Parigi con la sorella maggiore e la madre che, tra una bevuta e l’altra, si guadagna da vivere come riesce, passando dal lavoro di sarta a quello che le capita (il padre, non si sa chi sia). Anche Marie inizia presto a intraprendere diversi lavori: prima studia sartoria, poi lavora come cameriera, pasticciera, fioraia e, a soli 15 anni, approda nel mondo circense.
Proprio durante un’acrobazia ha però un incidente con il trapezio ed è costretta ad abbandonare l’attività; è in questo momento che inizia ad appassionarsi al disegno.

Dov’è, però, che impara veramente a disegnare? Come riesce questa giovane ragazza anche solo a entrare nel mondo dell’arte, così predominato dagli uomini?

 

 

Gueule de bois Ritratto di Suzanne Valadon (Henri de Toulouse-Lautrec)

Si dà il caso che Valadon sia bella.
Ha un corpo agile (d’altronde, era una giovane acrobata), capelli folti e sopracciglia scure che le donano uno sguardo intenso: è il sogno di ogni pittore.
Non è solo bella, però. Marie è anche intraprendente, curiosa, sfrontata.

Diventa modella e musa di alcuni dei pittori più importanti del periodo e proprio da loro, osservandoli sempre con occhio attento, non come soggetto passivo ma come un’allieva che ripaga le proprie lezioni posando, impara tecniche e stili.
Se Edgar Degas le dà il soprannome “la terribile Maria”, per il suo temperamento vivace e ribelle, è Toulouse-Lautrec a suggerirle di cambiare il proprio nome in Suzanne, prendendo spunto da “Susanna e i vecchioni”, episodio biblico dipinto, tra l’altro, nel 1610 dalla pittrice italiana Artemisia Gentileschi (altro personaggio che varrebbe la pena analizzare, in questo mese di Herstory dedicato alle donne nell’arte!).

Suzanne passa pian piano dietro al cavalletto e si dedica prevalentemente allo studio del corpo umano, dai ritratti al nudo. Le sue pennellate sono vicine all’Impressionismo ma iniziano a conoscere l’Espressionismo, il suo linguaggio è determinato dalle avanguardie del momento.

Nel 1894 Suzanne diviene la prima donna a essere ammessa alla Société Nationale des Beaux-Arts

Nel 1909 è la prima donna a dipingere un nudo maschile: si tratta del quadro Adamo ed Eva, in cui Valadon si autoritrae insieme al suo amante del tempo, il pittore André Utter, più giovane di lei di 21 anni. Lo scandalo è su più livelli: una donna che dipinge un nudo maschile, una donna che lascia il marito per un amante molto più giovane di lei e, banalmente, una donna che fa quello che le pare. Suzanne pare aver dichiarato che la coppia fosse “imprigionata in un paradiso senza tempo” ed entrambi fossero “responsabili del loro peccato”.

La sua arte è apprezzata: nel 1912 partecipa al Salon des Indépendants, nel 1919 al Salon d’Automne e in entrambe le situazioni dimostra di sapersi destreggiare nella scena competitiva – e maschile – dell’arte parigina.

Nel 1932 espone alla Galleria Georges Petit ed è all’apice della sua carriera.

Muore mentre fa quello che ama: è vittima infatti di un ictus proprio mentre sta dipingendo, nel 1938, a 73 anni.

 


La vita di Suzanne Valadon è molto più di tutto questo: ha un figlio (da padre più o meno ignoto e che lei stessa a tratti abbandona, per poi ritrovare e, sempre a tratti, sfruttare economicamente), ha una grande carriera artistica e una vita decisamente tumultuosa, che va oscurando quella della madre.
Il suo volto compare in opere di artisti uomini molto più noti di lei, di cui leggiamo nei libri di storia dell’arte e che vediamo in tutti i musei.
Non vogliamo però citare nemmeno questi nomi, che sicuramente potrete trovare facilmente nei tanti articoli a lei dedicati: queste cose hanno fatto parte della sua vita, sicuramente influenzandola in tutto e per tutto, ma noi preferiamo parlarne per rimarcare il suo spirito ribelle in una società che la avrebbe voluta musa, modella, moglie, madre.

Marie-Clémentine Valadon, rinominata Suzanne, è stata tante cose ma, soprattutto, quello che voleva lei: un’artista.

 


Pepita

 

Foto: Wikipedia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *