Un tizio, che crede di essere famoso e di cui ovviamente non ricordo né il nome né la faccia, ha detto tempo fa che le donne non sono portate per le materie scientifiche. Lo ha detto convinto. Ed era così convinto perché è un ignorante. Quell’ignoranza che solo la poca autostima riesce a darti e ad amplificare. E sì, perché quando ti convinci che tutto un genere sia uguale in qualcosa, non hai idea di come siano fatti gli esseri umani, ma sai sicuramente che tu non ne sei all’altezza e devi cercare di sminuirlo, altrimenti pensi di valere ancora meno di quanto già ti senti nel profondo.

Le donne sono portate per le materie scientifiche nella misura in cui sono portati gli uomini: non sono né l’aspetto esteriore né i genitali che determinano le qualità scientifiche – e tutte le altre qualità, peraltro – ma il desiderio di fare scienza.

Eh, ma – direte voi – allora perché non ci sono molte donne scienziate? La risposta è facile e complicata nello stesso momento: la colpa è degli uomini, intesi come maschi. Ci sono pochi maschi illuminati che non hanno paura delle donne, anzi le incoraggiano a seguire la propria strada; la maggior parte dei maschi, invece, pretende di essere superiore semplicemente essendo penedotato, e per secoli di educazione forzosa ha imposto alle donne di mettersi da parte, perché altrimenti i maschi, poverini… che, certo, per essersi definito il sesso forte, hanno un sacco di turbe e controindicazioni.

Uno degli uomini illuminati di cui sopra fu Teone – forse il nome non vi dice niente –, il padre di Ipazia – forse invece questo nome vi dice qualcosa –, la prima matematica e filosofa di cui abbiamo notizie certe. Ipazia aveva una mente meravigliosa e sapeva costruire astrolabi – che la maggior parte della gente non sa manco cosa siano –, ma non piaceva ai cristiani che la uccisero, la smembrarono e la bruciarono, tutto con il benestare del vescovo Cirillo – che poi fu fatto santo da altri maschi, ovviamente.

E dopo Ipazia? Be’, c’è quasi il buio. Immaginate di essere donne oggi in un Paese islamico: ecco, noi eravamo uguali, solo 600 anni prima.

Però la vita trova sempre un modo – sì, è una citazione da Jurassic World –, e non è che le donne possano sempre nascondere la propria intelligenza e le proprie inclinazioni solo per non far sfigurare i maschi.

Così ecco Marie Curie, considerata la prima grande scienziata della storia – e dopo soli 1500 anni da Ipazia!

Ma non è che ce ne siamo proprio state con le mani in mano tra Ipazia e Curie, abbiamo fatto quello che potevamo con quello che ci era concesso, però, mi dispiace un po’ dirlo, quasi sempre con l’aiuto di uomini illuminati.

Fu l’amore, e probabilmente l’orgoglio, di un padre che permise a Elena Lucrezia Corner – italianizzato in Cornaro – Piscopia di laurearsi in filosofia nel 1678: con gli studi che aveva fatto avrebbe potuto prendere il dottorato in teologia, ma le autorità clericali non diedero il permesso – perché, si sa, dio è una cosa da maschi…

In effetti prima di Corner pare ci furono altre donne che riuscirono a laurearsi e a fare “lavori da uomo”, ma spesso la documentazione ufficiale dei loro studi è andata distrutta, perciò non vengono prese nella giusta considerazione.

E dopo Corner? Possiamo citare Maria Sibylla Merian, vissuta fra il ‘600 e il ‘700, che comincia a disegnare grazie al patrigno(!) e ci lascia autentici capolavori scientifici sugli insetti; e Laura Bassi, vissuta nel ‘700, la prima al mondo a ottenere una cattedra universitaria, che oggi ha a suo nome un asteroide e un cratere su Venere. E poi ancora Caroline Herschel, vissuta tra il ‘700 e l’800, che incoraggiata dal padre(!) e insieme al fratello(!) scopre diverse comete, e fu la prima a ricevere uno stipendio come scienziata; ed Elizabeth Garrett-Anderson, vissuta tra l’800 e il ‘900, che, dopo essere stata costretta per discriminazione a studiare come infermiera, si laureò in medicina alla Sorbona di Parigi nel 1870, diventando la prima medica inglese.

E dopo Curie? Oh, abbiamo notizia di innumerevoli furti a danno di scienziate perpetrati da maschi con evidenti pochi scrupoli – andatevi a leggere la storia della relatività fra Einstein e Marić, ma la lista è davvero lunga – e vi basterebbe surfare tra i nomi di queste donne – andate nell’internet e cominciate una ricerca su una di loro e lasciatevi portare da una all’altra sull’onda della conoscenza – per scoprire un sommerso di persone con l’unica colpa di essere nate femmine, ma che hanno dato un contributo reale alla scienza e al mondo. Spesso boicottate, maltrattate, discriminate da maschi e istituzioni maschili, che però in qualche modo sono comunque riuscite a splendere.

Davvero, basta cercare e aver voglia di leggere, di conoscere, e si possono scoprire innumerevoli nomi di donne che hanno contribuito al progresso di tutt*. E mi fa rabbia pensare che “molti talenti si sono persi nella nostra società, unicamente perché questi talenti portavano una gonna”, come ha giustamente sottolineato Shirley Chisholm, attivista statunitense sopravvissuta a tre tentativi di omicidio – l’uso della violenza da parte dei maschi sembra una di quelle erbacce che non si riescono a estirpare, e comunque ritornano.

È del 2013 l’episodio di Big Bang Theory – impossibile non averne visto almeno una puntata con tutte le repliche che danno su più canali in TV – in cui Leonard, Howard e Sheldon parlano alle ragazze di una scuola media per cercare di aumentare la presenza femminile nel mondo delle scienze. 2013. Sono passati più di 10 anni e c’è ancora tanto lavoro da fare.

Ora manca poco al 2025, eppure c’è gente che non riesce a distinguere esteriorità da interiorità; c’è gente che crede che genere, colore, inclinazioni meritino porte chiuse e catene; c’è gente che ci vuole rinchius* in scatole etichettate per illudersi di avere il controllo sulla propria vita, facendo implodere le vite delle altre persone.

Se qualcuno ti dice che le donne non sono portate per la scienza, ti prego, ridigli in faccia – ma solo perché sputare è contro la legge.

 

Chuchu

 

Foto: Wikipedia

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